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sonno bambini

Ieri è stato il mio compleanno e una delle mie più care amiche mi ha chiesto cosa desiderassi. Ho risposto: una notte intera di sonno! I neogenitori (ma neanche troppo neo molte volte) sanno cosa vogliano dire la privazione di sonno, i letti troppo affollati, la testa spiaccicata sul comodino e le gambe del proprio figlio nella schiena. Le mamme che allattano sanno ancor di più di cosa parlo! Le notti “open bar” sono frequentissime. E se si programma un viaggio? Avranno problemi con il jet lag? Ho avuto la fortuna di potermi confrontare con Barbara Bove Angeretti, Consulente per il Sonno e l’Educazione Empatica, proprio su questo tema. Ecco cosa mi ha raccontato.

So this past weekend I was having a hard time finding the words (probably because I haven't had any sleep) to express to…

Pubblicato da Mattea Goff su Giovedì 11 ottobre 2018

Sonno del neonato: perché vogliono dormire con la mamma?

Comincio col dirvi ciò che quasi tutti i genitori ormai sanno: i risvegli sono fisiologici fino ad almeno 3 anni. Ecco bene, ma perché? I bimbi sono forse “programmati” per uccidere i genitori insonni? Dobbiamo insegnare loro come dormire almeno 8 ore filate perché nascono “mal funzionanti”? Niente affatto. I bimbi nascono perfettamente funzionanti e programmati per la sopravvivenza, questo è tutto ciò che guida le azioni di un neonato: l’istinto di sopravvivenza.

E qual è il luogo più sicuro per un neonato? Vicino alla sua mamma, perché lei offre protezione, conforto, nutrimento e amore.

I bimbi delle popolazioni (penso principalmente agli africani, ma anche ai giapponesi o gli inhuit) in cui portare (con fasce, marsupi, onbuhimo ecc) praticare cosleeping e bedsharing ed usare l’empatia come strumento educativo è normale, piangono molto meno e dormono molto di più.
Davvero? Sì, davvero.

Va bene, potrà dire qualcuno, ma io non posso mica tenerlo in braccio tutto il giorno, ho altro da fare, sistemare casa, lavorare, uscire con gli amici, la palestra e di notte devo dormire, non posso mica passare le notti in bianco! Certo, però ora c’è anche un bimbo e cosa c’è di meglio da offrire se non il nostro amore incondizionato e tempo da passare con lui?

Genitori e notti insonni: cambia aspettative!

Non è forse meglio “riprogrammare” le nostre aspettative e quelle della società sui ritmi di cui ha bisogno un bambino piuttosto che imporgli di forzare i suoi tempi per adattarsi alle nostre esigenze? Non chiediamo ai bimbi di abbassarsi alla nostra altezza, cerchiamo piuttosto di elevarci noi alla loro.

Il mio lavoro consiste nell’aiutare i genitori a trovare un equilibrio, il più possibile condiviso che rispetti i bisogni di tutti. Per questo da anni mi occupo della gestione del sonno e di educazione empatica, che ritengo un ottimo strumento comunicativo a qualunque età.

Bambini e jet lag come gestire il cambio di orario?

Viaggiare con i bambini: cambiare casa e luogo in cui dormire per i bambini è un trauma?

No, non parlerei di “trauma”. Sicuramente ai bimbi piacciono le abitudini perché sono rassicuranti, mentre le situazioni nuove inaspettate possono essere stressanti. Questo però vale anche per molti adulti.

Jet lag: come faccio con un bimbo piccolo?

Nella fascia d’età 0-9 mesi il jet lag si gestisce solamente assecondando i bisogni e ritmi del bimbo, senza imposizioni ne forzature. Da 9 a 18 se il soggiorno dura più di 4 giorni, si può cercare di modificare gli orari, creando condizioni favorevoli o sfavorevoli al sonno: se il bimbo ha sonno troppo presto, possiamo proporre qualche attività motoria, se continua a dormire a mattina inoltrata, cerchiamo di far entrare luce, fare un po’ di rumore ecc.

Dai 18mesi ai 3 anni semplicemente vivete nel nuovo fuso orario, sempre rispettando i bisogni del bimbo che potrebbe impiegare un po’ di più ad abituarsi. Gli effetti del fuso orario scompaiono completamente, dopo un giorno per ogni fuso orario attraversato viaggiando verso ovest, mentre ne servono uno e mezzo per ogni fuso orario attraversato viaggiando verso est.

Bimbi piccoli, meglio limitare i viaggi più lunghi all’inizio?

Limitare i viaggi lunghi fino ai 18 mesi è sicuramente una buona idea, perché per quanto i bisogni e le richieste dei piccoli possano essere soddisfatte da genitori attenti, i viaggi lunghi sono fonte di stress e richiedono elasticità e adattabilità anche a noi adulti.

Come gestire il sonno dei bambini in viaggio?

Non esistono “trucchi” che vadano bene per ogni bimbo, perché ogni bimbo è diverso. A molti adulti piace addormentarsi ascoltando musica, altri non ci riuscirebbero mai, per alcuni alzarsi quando suona la sveglia è un trauma, altri sono svegli 5 minuti prima dello squillo.

Ascoltare i bambini e le loro esigenze perché dormano meglio

Ciò che posso consigliare a tutti è di ascoltare il proprio bimbo, un ascolto attivo, empatico perché se assecondare le richieste di un bimbo non è sempre possibile, è sicuramente sempre possibile accoglierle.
Cosa vuol dire?

Vuol dire che se vostro figlio è stanco all’ora di cena e continua a fare richieste cercando la vostra attenzione, forse direste “basta insomma, non vedo che dobbiamo ancora mangiare il secondo, smettila di lamentarti, hai i tuoi giochi e il tuo libro!”, potreste fare invece un bel respiro e cercare di accogliere la rabbia, l’irrequietezza, la noia e, armati di pazienza ed empatia: “Andrea capisco che tu sia stanco, abbiamo fatto un lungo viaggio e anche se ora siamo in un bel posto, capisco che tu voglia solo riposarti. Appena finiamo la cena andiamo subito a mettere il pigiama!”. State passando lo stesso messaggio – prima finiamo di mangiare, poi andiamo in camera – ma il modo in cui si dicono le cose fa un’enorme differenza.

Barbara ha risposto a diverse domande sul sonno dei bambini attraverso le mie stories Instagram. In evidenza sul mio profilo trovate tutto: contattatela per una consulenza o un aiuto!

Qui tutte le informazioni su di lei: Barbara Bove Angeretti

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